In Italia l’osteopatia è una professione sanitaria riconosciuta?
Il 22 dicembre 2017 il Senato ha approvato il cosiddetto “ddl Lorenzin” che prevedeva, fra le altre cose, il riconoscimento della figura professionale di osteopata. Il ddl, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è diventato legge (l. 3/2018). L’osteopatia è dunque formalmente riconosciuta ma si attendono i decreti attuativi che andranno a definire competenze e formazione degli osteopati.
Cosa è cambiato con la legge 3/2018?
Per ora è cambiato tantissimo e poco nello stesso tempo. Tantissimo, perché dopo tanti anni di attesa, finalmente l’osteopatia è formalmente stata riconosciuta come professione sanitaria. Questo significa che nel prossimo futuro saranno facilitate le collaborazioni interdisciplinari, le ricerche scientifiche e l’ingresso dell’osteopatia nelle strutture sanitarie. Per i pazienti, probabilmente sarà inoltre possibile scaricare fiscalmente il costo della seduta osteopatica, così come avviene per le altre prestazioni sanitarie. E’ invece ancora cambiato poco nel concreto, perché a oggi non sono ancora state stabilite le competenze dell’osteopata e il suo percorso formativo. La legge, quindi, a oggi rappresenta solo un riconoscimento formale dell’osteopatia.
Come cambierà la formazione in osteopatia?
In futuro, la formazione in osteopatia sarà universitaria, ma fino a che non sarà definito il percorso con gli appositi decreti, come consigliato dai tecnici stessi del Ministero della Sanità., le scuole di osteopatia continueranno a erogare la formazione come hanno sempre fatto. Attualmente è in corso un dialogo fra le scuole e le istituzioni per fare sì che gli studenti concludano il loro percorso contando sull’equipollenza.
Quale sarà l’iter che porterà alla definizione di un percorso formativo riconosciuto?
Dopo l’approvazione del ddl Lorenzin e la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, si attendono i decreti attuativi. Il Ministero della Salute, di concerto con le realtà esistenti, andrà a definire il profilo professionale dell’osteopata, il tipo di formazione e le conseguenti equipollenze. Il progetto sarà successivamente presentato al Consiglio Superiore di Sanità e alla Conferenza Stato Regioni. Infine sarà successivamente trasmesso al MIUR, che con il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) si occuperà di organizzare la parte formativa su quelle indicazioni, individuando la fattibilità del percorso di laurea e di eventuali corsi integrativi. A quel punto, verranno definiti i criteri per le equipollenze per consentire agli attuali osteopati di proseguire nell’esercizio della professione.
Quali scuole offrono maggiore garanzia sull’equipollenza del titolo di D.O.?
A oggi non esistono scuole “in vantaggio” rispetto ad altre nel percorso di riconoscimento. Il CIO – Collegio Italiano di Osteopatia forma osteopati dal 1994 seguendo i criteri di formazione richiesti dal ROI (Registro degli Osteopati d’Italia) e stabiliti dal CEN (Centro Europeo di Normazione) in relazione alla formazione osteopatica. Poco prima dell’approvazione della legge Lorenzin, dal ROI – che è organo istituzionale e rappresentativo esclusivamente degli osteopati professionisti – è nata AISO (Associazione Italiana Scuole di Osteopatia), realtà che riunisce attualmente 21 scuole di osteopatia con un percorso formativo uniformato in riferimento alle norme internazionali. Vicepresidente di AISO è il direttore didattico di CIO Franco Guolo; AISO e ROI hanno avviato un dialogo con le istituzioni con l’obiettivo di tutelare la professionalità degli osteopati, contribuendo a individuare il futuro percorso formativo, e di garantire le equipollenze di studio.
I titoli esteri garantiscono di diritto l’equipollenza del titolo?
In un recente comunicato di AISO dopo un incontro avvenuto al Ministero della Salute, è stato “chiaramente indicato che i titoli esteri non saranno considerati in misura diversa da quelli delle Scuole appartenenti all’AISO ai fini della futura equipollenza dei titoli”. Anche il ROI, in una lettera spiega che “in base alle leggi attualmente vigenti, non sarà discriminante l’esibizione di titoli di studio conseguiti in Italia presso scuole collegate con istituzioni universitarie straniere e che “il testo della legge 3/2018 è molto essenziale e rimanda ai decreti attuativi i principi e i contenuti della sua applicazione; pertanto qualunque interpretazione sull’assetto futuro, allo stato, è destituita di qualunque attendibilità”.
Come sarà strutturata la formazione per l’anno 2018/2019?
Per il prossimo anno formativo, le scuole continueranno ad erogare la formazione come hanno sempre fatto. Nulla cambierà nella sostanza e nella qualità dell’offerta. Potranno formarsi in osteopatia diplomati e laureati. I diplomati ed i laureati non in ambito sanitario accederanno al percorso “T1”; per i laureati in professioni sanitarie, sarà invece attivo il percorso “T2” con un monte ore lezioni ridotto rispetto al “T1”.
Quali sono le novità dell’offerta CIO 2018/2019?
Dall’anno formativo 2018/2019, tutti gli iscritti alla formazione in osteopatia (“T1” e “T2” ) seguiranno le lezioni nella sede di Parma in strada Argini Parma 103/b. La storica sede di Bologna, da sempre destinata al programma “T2” per laureati in professioni sanitarie, resterà attiva per gli iscritti dal secondo anno in poi. Altro cambiamento riguarda l’offerta del programma “T2” dedicato ai laureati, che sarà strutturato in 5 anni + 1 anno di tirocinio. Aggiungere un anno di tirocinio è una scelta in linea con i princìpi del CIO, che mette al primo posto la qualità della formazione e la buona preparazione dei suoi studenti.